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Storia Romana

La stele dedicata ai lanari ad Altino

Cippo dei Lanari

Nel 1971 ad Altino, nel corso delle campagne di scavo lungo la Via Annia, venne rinvenuta una stele funeraria che ricorda Publius Paetinius Aptus, di origini servili, ma poi emancipandosi divenne membro del collegio dei lavatori di lana 'gentili'.

P(vplivs) PAETINIVS P(vbli) L(ibertvs)
APTVS SIBI
ET ATTIAE PEREGRINAE VXORI
ET COLLEG(ivs) GENTILIB(vs) LANAR(iorvm) PVRP(vrariorvm) G(entilibus)
IN FRONT(e) P(edes) XXXXV RETR(o) P(edes) XLVII
V(ivus) F(ecit)

Publio Petinio Apto liberto di Publio
Per se e per la moglie Attia Peregrina e per il collegio dei lanari gentili e purpurari gentili
In fronte piedi 45 in profondità piedi 47
Fatto in vita

La presenza in città di un collegio di 'lanari' era un fatto certo poiché le pecore di Altino erano celebri in tutto il mondo antico come documenta un passo di Columella (De re rustica, VII, 2) e un altro di Marziale (Epigrammi, XIV, 155).

"Generis eximii Calabras Apulasque et Milesias nostri existimabant earumque optimas Tarentinas. Nunc Gallicae pretiosiores habentur earunque praecipue Altinates, item quae circa Parmam et Mutinam Macris stabulantur campis." Di razza eccellente i nostri ritenevano le pecore della Calabria, dell'Apulia e di Mileto e tra queste ottime quelle di Taranto. Ora sono stimate più pregiate quelle della Gallia e tra esse soprattutto quelle di Altino, lo stesso dicasi per quelle che vivono nelle campagne della Macria (Val di Montirone) intorno a Parma e Modena.
Lucio Iunio Moderato Columella, «De re rustica», VII, 2

"Velleribus primis Apulia, Parma secundis / nobilis: Altinum tertia laudat ovis." L'Apulia si pone al primo posto in fatto di lane pregiate, Parma al secondo; al terzo posto sono lodate le pecore di Altino.
Marco Valerio Marziale, «Epigrammi», XIV, 155

La tabula recante l'iscrizione è contornata da una cornice a motivi floreali di pregevole fattura. Del resto che Paetinius Aptus fosse persona facoltosa, forse era proprio lui il 'magister', ossia il presidente del collegio dei 'lanari', lo si deduce dalle misure dell'area sepolcrale di rilevante estensione: 45 piedi sul fronte strada e 47 di profondità (circa 13,5 metri per 14).

Chi lavorava la lana così come chi la commerciava, era sotto la tutela di Minerva, divinità alla quale si attribuiva l'invenzione dell'arte di tessere.