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Storia Romana

Viabilità nella Venetia et Histria

Bruno Dotto

Il tracciato della
Via Annia
tra ipotesi e realtà

Aquileia, colonia di diritto latino, fu fondata nel 181 a.C. per decisione del senato romano nel quadro della politica di espansione verso nord dello stato repubblicano in seguito alle guerra da poco conclusa contro Annibale.il solco primigenio Le cospicue risorse riservate al nuovo insediamento indicavano con quale importanza il governo di Roma affrontava la nuova impresa che seguiva di qualche decennio le deduzioni in territorio celtico delle colonie di Piacenza e Cremona.

Il luogo non era stato scelto a caso. Situato in un punto strategico non lontano dalla costa, il nuovo caposaldo della penetrazione romana nel settentrione d'Italia, avrebbe conseguito l'obiettivo di consolidare una presenza stabile in quel territorio, appena fuori dal confine con i Veneti, e tenere sotto controllo l'unico sbocco naturale facilmente accessibile attraverso le Alpi. Inoltre avrebbe costituito una base di appoggio di primaria importanza da dove operare offensivamente contro le popolazioni ostili delle Alpi e dell'Istria non ancora assoggettate.

In seguito, appena fu garantita una certa sicurezza su tutta la regione, la città venne collegata da ovest attraverso la via Postumia, la grande arteria costruita nel 148 a.C. che partendo da Genova e superato il Po a Cremona, congiungeva verso est i maggiori centri della Transpadana.

Qualche anno dopo, nel 131 a.C., la città fu raggiunta dalla via Annia che con un percorso da sud seguiva le linee costiere e lagunari della Venetia collegandola così direttamente con la città di Adria e da lì col centro del potere statale. Si chiudevano così anche qui le branchie di quella tenaglia viaria che contraddistingueva il metodo di conquista più o meno cruento dello stato romano.

Il nome di Annia è attestato da almeno quattro iscrizioni: tre rinvenute ad Aquileia (CIL V 7992, CIL V 7992a, senza registrazione) e una attribuibile quasi sicuramente ad Altino (CIL V 1008a). Inoltre il toponimo Agna, di chiara origine latina, località in provincia di Padova a metà strada tra questa città e Adria, ricorda in maniera inequivocabile l'antica strada consolare romana. Un altro toponimo di origine prediale, ora scomparso, in prossimità di Mestre, lungo il percorso tuttora esistente dell'"antica via Orlanda", ricordava anche qui la strada romana.

Questa è la tesi dominante, ma non vi sono prove che la avvalorano e le tenue basi su cui essa si regge, in primis il toponimo di Agna, sono facilmente smontate, come si vedrà più avanti, sostituite da ben più solidi fondamenti.

Nota fino a pochi decenni fa col nome di Emilia Altinate per via di un passo di Strabone, ritenuto confuso ma a mio parere illuminante, il nome di Emilia si ritrova ancora oggi in molti cartelli stradali che le amministrazioni locali dedicarono a questa via, lungo tutto il suo percorso che allora per molti tratti era solo ipotetico.

Ora grazie anche alla aerofotografia, sviluppatasi nel corso del secondo conflitto mondiale, e ad altri sistemi di ricerca avanzati, è possibile riconoscere sul terreno buona parte del suo tracciato. Più di recente le spettacolari immagini satellitari ora disponibili anche su internet, consentono di seguire dall'alto tutto il percorso comodamente dal proprio computer di casa.

L'attribuzione del nome Annia alla strada

Anche questa è stata una questione molto dibattuta finché lo studioso Attilio Degrassi, in virtù di un miliario rinvenuto in Calabria riportante il nome di T. Annio (figlio di Tito) e riferito al periodo della sua pretura, non ritenne di aver risolto il problema della datazione della via Annia in base a questo ragionamento. Se il console P. Popillio Laenas aveva costruito la strada Rimini - Adria nel 131 a.C., come risulta da un ormai famoso cippo rinvenuto presso quest'ultima località, non si capiva perché egli non avesse dato il suo nome anche al tratto finale fino ad Aquileia. Questo stesso console aveva fatto costruire in Calabria la strada Capua - Reggio ma, ipotizzò il Degrassi, l'opera fu portata a termine, non si sa per quale ragione, da T. Annio pretore in Calabria in quel periodo. La stessa cosa doveva essere successa, per Degrassi, anche col tratto Adria - Aquileia, sostenendo così la tesi che ambedue le opere viarie fossero attribuibili a Popillio - Annio nel 131 a.C. in modo da fornire una sequenza cronologica accettabile per il fatto che Popillio fu console nel 131 a.C., essendo l'iniziatore della strada in partenza da Rimini (le strade si irradiavano da Roma quindi nel caso dell'alta Italia da sud verso nord e non il contrario) e Annio pretore nel 131 a.C. Quest'ultimo però doveva identificarsi con il T. Annio Rufo che diverrà a sua volta console nel 128 a.C. e non con T. Annio Lusco che fu console venticinque anni prima, nel 153 a.C., come molti studiosi sostenevano e sostengono tuttore.

E' mia opinione che una tesi simile regga solo su delle forzature e presenti molti punti deboli che vediamo di analizzare.

  1. Innanzitutto il miliario calabro indica il nome di un pretore Annio che può essere sia quello che sarà console nel 153 a.C. (Lusco) sia il console del 128 a.C. (sulla pietra infatti è inciso T. ANNIVS T. F. PR. senza altra precisazione). Ci saremmo aspettati che in un caso di ambiguità come quello che si sarebbe avuto con Rufo, il lapicida avesse precisato sul miliario o il suo diretto appellativo o l'aggiunta dell'ulteriore citazione patronimica classica "nipote di", in modo da distinguerlo da Lusco. Con quest'ultimo non vi sarebbe stata ambiguità avendo ricoperto la carica 25 anni prima. E' però vero che nel cippo calabro è sufficiente l'indicazione di pretore per distinguere Rufo pretore da Lusco console, a patto però che quest'ultimo non sia mai stato pretore, cosa poco verosimile.
  2. Non si riesce a capire come mai un pretore possa avere dato il nome alla strada già attribuita al console in carica. Se il console in carica fosse stato deceduto nell'anno del suo mandato gli sarebbe succeduto un console suffetto che avrebbe ereditato tutte le prerogative del precedente collega. Del resto le strade si chiamano consolari e non pretorili. In ogni caso le strade romane non prendevano, come è ovvio, il nome da chi le ultimava ma da chi le promuoveva e ne iniziava la costruzione. Non è infatti pensabile che opere complesse di questo genere potessero essere ultimate entro l'anno in cui rimaneva in carica il console di turno che sovraintendeva ai lavori pubblici. E' come affermare che la via Emilia si fosse costruita in un solo anno, quando cioè in carica era il console Marco Emilio Lepido. La costruzione della stessa via Annia, calabra o veneta, quanti anni avrebbe richiesto prima di essere ultimata fino al suo capolinea? Quanti consoli, o se proprio vogliamo pretori, si sarebbero nel frattempo succeduti? L'ultimo avrebbe rivendicato il nome della strada?
  3. Perché mai un pretore che ha giurisdizione in Calabria estende la sua autorità nella Venetia? Il pretore, fuori di Roma, non era stato istituito per governare una provincia?
  4. La strada che esce da Adria e prosegue perfettamente rettilinea verso nord non avrebbe dovuto chiamarsi Annia in base alla logica del Degrassi? Infatti seguendo il filo del suo ragionamento, cioè quella che vedrebbe Rufo proseguire l'opera interrotta di Popillio, tale via, che dopo Adria presenta due distinti percorsi: una verso nord appunto e una verso nord-ovest, perché si sarebbe dovuta chiamare Annia solo in quello che punta verso nord-ovest e non anche in quello verso nord? Ma vi è molto di più.
  5. Come mai tutti, nessuno escluso, ritennero o ritengono tuttora che la via Annia, uscendo da Adria e facendola dirigere su Padova, seguisse o segua il percorso nord-est, a dir poco insolito per una strada consolare? A nord di Adria sono ben evidenti due tracce: una, rettilinea, che segue quasi perfettamente il nord geografico (dunque NON verso Padova), l'altra (la presunta via Annia) ha un andamento spezzetato incompatibile con una strada consolare per varie ragioni. Diramatasi dal percorso nord, tale presunta via Annia taglia diagonalemnte quello che appare essere l'agro centuriato settentrionale di Adria, il quale è IMPOSTATO ESATTAMENTE SULL'ASSE DEL RETTIFILO NORD, e si innesta nel suo cardine sinistro su cui corre per un paio di chilometri. Nel proseguire verso nord-ovest tale tracciato taglia nuovamente l'agro, con un angolo più abbassato rispetto al tratto precedente, per poi deviare verso nord e perdersi nelle campagne poste sulla sponda meridionale del fiume Adige. Ora la domanda o meglio le domande dovrebbe/ro sorgere spontanea/e, per fare il verso ad un detto comune: come è possibile che una strada della metà del secondo secolo avanti Cristo, segua per un buon tratto il limite della sistemazione agraria che sarà attuata, forse, solo un secolo dopo? Inoltre, come mai una strada consolare che avrebbe dovuto avere il solo vincolo di rettilineità per raggiungere Aquileia col percorso più breve e, aggiungo, il più presto possibile per togliere la colonia dall'isolamento, segua un percorso tortuoso di questo genere e non sia stata fatta passare per un'altra parte?

Come accennato, gli autori che si occuparono di questo tema furono numerosi e tutti insigni. Nel secolo scorso alcuni membri della Regia Deputazione di Storia Patria, esaminate le documentazioni disponibili di allora, ne riconobbero in buona parte il percorso da Altino ad Aquileia che andarono ad esaminare di persona sul terreno.

Quasi tutti i riscontri sul terreno trovarono conferma nelle antiche descrizioni d'epoca medievale derivanti da più antiche pergamene romane. Si trattava di vere e proprie mappe ad uso di viaggiatori e pellegrini che si mettevano in viaggio attraverso tutte le regioni del vasto impero, con le indicazioni delle distanze tra i centri maggiori e quelli intermedi, spesso attrezzati per il cambio dei quadrupedi, per il ristoro e la sosta.

Al contrario, il presunto tracciato da Adria a Padova non è citato in nessun documento antico, mentre quello tra quest'ultimo centro e Aquileia è documentato da tre itinerari: l'Itinerarium Antonini, l'Itinerarium Burdigalense e la Tavola Peutingeriana. Se ne dà di seguito la trascrizione delle località con le relative distanze in migliaia di passi (il miglio romano misurava 1000 passi e corrispondeva a 1.478,50 metri lineari di oggi).

Tecnica costruttiva

Come testimoniano le iscrizioni rinvenute fino agli estremi confini dell'ìmpero, il soldato romano, oltre che l'artefice del proprio accampamento legionario, era il primo grande "posatore" di strade avvalendosi di una tecnica insuperata che ancora oggi possiamo ammirare.sezione di strada

"Stabilito con cura il tracciato da seguire, si scavava il terreno fino a trovare un fondo solido e lo si rafforzava adeguatamente. Dopodiché su questo si sovrapponevano quattro strati di materiale: il primo detto "statumen" era composto di sassi mescolati con argilla, il secondo, "rudus", di pietre e frammenti di mattoni e sabbia legati da calce, il terzo, "nucleus", di pietrisco con frammenti di mattoni fortemente battuti, l'ultimo, "summum dorsum", di massi poligonali di pietra dura (basalto), ben levigati e ben combacianti. Al centro, per permettere lo scolo delle acque, la strada era leggermente arcuata". (Vitruvio, De Architectura, VII, I).

la via Annia nel centro di Altino

Naturalmente non sempre le condizioni del suolo consentivano di seguire una simile procedura che interessava essenzialmente la viabilità urbana e gli attraversamenti stradali più importanti. Le regioni ricche di corsi d'acque e di vaste aree paludose come era la parte litoranea della Venetia a valle dei terreni di resorgiva, andava trattata in maniera particolare. Se gli antichi romani, laddove era necessario far passare una strada, non esitavano a scavare gallerie, livellare terreni, gettare ponti, nei tratti acquitrinosi drenavano il terreno, lo costipavano con detriti e materiale vario, piantavano solide palizzate e tavolati su cui la strada trovava un fondo stabile e sicuro. Nei terreni soggetti a frequenti allagamenti, come erano qiuelli del litorale marino o lagunare veneto solcato da fiumi privi di arginature ed esposto alle mareggiate, il tracciato stradale era caratterizzato da un terrapieno di altezza sufficiente a garantire la percorrabilità in qualsiasi stagione. Questo terrapieno, già di per sé valido argine contro le piene, costituiva per tutto il tratto innalzato lungo tutto il margine lagunare e per buona parte di quello costiero, uno spartiacque artificiale tra entroterra e mare. Nei luoghi dove sistematici si svolsero gli scavi per portare in luce il lungo sepolcreto lungo la via Annia a NE di Altino, la base del terrapieno costituito da argilla venne misurata in ben 26 metri (9 passi romani), essendo questa la distanza tra i margini interni dei due fossati.

Nei punti dove la via era più soggetta ad erosioni ad opera delle acque, il suo sottofondo stradale era costituito da palafitte come si constatò nel corso degli scavi effettuati nel centro abitato di Altino dove si misero in luce alcune sezioni glareate di strada (De Bon, La Via Claudia Augusta Altinate).

I toponimi come Levà, Levada e simili, stanno ad indicare, per questa come per tutte le altre antiche strade costruite dai romani, un percorso in sopraelevato rispetto al piano di campagna e sono una preziosa spia per i ricercatori.

Il percorso in base alle passate teorie

Tutti gli studiosi che si sono occupati della via Annia, pur divergendo sul punto di partenza, sono concordi nel farla passare per Padova. Voglio qui riepilogare ciò che si è scritto in passato in merito a quel tracciato che viene attribuito, secondo me i maniera del tutto inappropriata, alla via Annia del secondo secolo avanti Cristo. Per la descrizione del percorso si è cominciato da Adria ritenendo che lo sviluppo logico della rete stradale romana continuasse da meridione essendo la capitale dello Stato il suo centro d'irradiazione viaria oltre che culturale.

Adria - Atria

L'omissione della città di Adria negli itinerari tardo romani sembrerebbe giustificata, secondo questi autori, dal fatto che i flussi di traffico di quell'epoca seguivano percorsi più diretti da o verso i porti del nord Adriatico, non ultimo quello lagunare di Altino che aveva assunto primaria importanza dopo l'apertura della grande strada Claudia Augusta, evitando così di compiere una inutile deviazione per Adria e quindi per Padova.

I collegamenti col meridione avvenivano o mediante la strada litoranea proveniente da Ravenna, ricordata dalla Tabula, o grazie ad un sistema di canalizzazioni interne (fossae) che permetteva di raggiungere Altino per via d'acqua come ricordato dall'itinerario di Antonino: "inde navigatur Septem Maria". Invece la strada che giungeva a Padova da ovest si innestava in città con la (presunta) via Annia proveniente da Adria.

miliario di P. Popillio LaenasComunque sia la (presunta) via Annia diretta a Padova usciva da Adria per la località Pontinovi dove, poco più a nord, piegava verso Fasana Polesine e da qui puntava su Pettorazza Grimani. Oltre l'Adige essa non percorre l'attuale rettifilo verso Agna bensì un tracciato rettilineo riconoscibile dalle immagini satellitari situato più ad est che, passando per Rottanova, punta anch'esso su Agna. Superata questa località, che come si è visto ricorda nel nome l'antico percorso, si arriva alla località "il Cristo" sempre ricalcando il tracciato romano il quale si ritrova anche più avanti, nei tratti visibili ad est di Arre e presso Arzercavalli (tali evidenze però non sono state riscontrate sul terreno).

Toccato il paese di Bovolenta, lambito ad est dal fiume Bacchiglione di cui un vecchio ramo ne interrompe il tracciato verso meridione, la via Annia è ancora oggi percorribile nel suo più lungo rettifilo che, superate le località di Casalserugo e Salboro, consente di raggiungere Padova che attraversa da sud a nord formandone il cardine massimo. Tale rettifilo non è tuttavia provato che risalga ad epoca romana, né tarda né tantomeno del secondo secolo avanti Cristo.

immagine satellitare della zona tra Padova e Adria
Settore a nord di Adria
Rettifilo Padova - Bovolenta
(tavolette IGM)
Immagini Google dal satellite

Padova - Patavium

Entrata in città attraverso il ponte Corvo, uno dei cinque che si conoscono all'interno dell'aerea urbana, la via superava il fiume Edrone proveniente da Prato della Valle. Tale ponte, d'epoca giulio-claudio e rifatto nelle strutture superiori nel 1906, conserva le sue tre arcate originarie di cui quella occidentale interrata. L'altro ponte che serviva la via Annia in uscita dalla città era l'Altinate, anch'esso a tre arcate, due delle quali interrate e la terza, quella orientale, tuttora in uso. La strada seguiva dunque il percorso dell'attuale via Altinate e dell'ex porta Ognissanti continuando verso est a meridione del fiume Brenta.

Circa un altro percorso che alcuni studiosi vollero far passare sulla sponda sinistra del Brenta, antico ramo del Meduacus, adducendo i molti reperti antichi colà rinvenuti, occorre ricordare che il territorio era densamente abitato anche in epoca antica e che qui finiva l'agro centuriato di Padova romana con tutte le vie campestri che lo suddividevano, come si può ben vedere anche oggigiorno.

carta archeologica di Padova
Padova
(sez. carta archeologica IGM 1:100000 Padova)
Immagini Google dal satellite
miliario di Camin Miliario di Padova, zona Camin, con l'indicazione del III miglio.
La colonna miliaria, in marmo africano bianco con venature rosse, fu acquistata nel 1919 dal museo civico di Padova da un laboratorio di pietre della Stanga. Sembra accertata la provenienza da Camin, dove corrispondeva il 3° miglio da Padova. Databile tra il 293 ed il 305 d.C. (Vedere "Le divisioni agrarie romane nel territorio patavino", Catalogo della mostra orgsnizzata dalla provincia di Padova).

Trascrizione del testo epigrafico CIL V 8010:

IMP CAES C AUR VALE
RIUS DIOCLETIANUS
P F INVICTUS AUG ET
IMP CAES M AUR VALE
RIUS MAXIMIANUS
P F INVICTUS AUG ET
FL VALERIUS CONSTAN
TIUS ET GALERIUS VA
LERIUS MAXIMIANUS
NOBILISSIMI CAES
III

In territorio di Camin nel 1806 fu portato in luce il pilone di un ponte di buona tecnica costruttiva romana. Qui a quell'epoca era vivo il toponimo "Brenta secca" (Vedere C. Gasparotto, Carta Archeologica d'Italia, foglio n. 50 IGM Firenze 1959, pag. 20 n. 9).

Riviera del Brenta

Oltre Camin la via toccava Tombelle, Stra (toponimo che ne rivela il tracciato) e Sambruson.

La località di Sanbruson è da identificarsi con la mutatio ad Duodecimum, segnalata dall'itinerario Burdigalense. Da qui si sarebbe diramata la strada di raccordo con "Maius Meduacus ", stazione di posta lungo il tratto endolagunare della via litoranea Rimini - Aquileia (vedere anche la mappa del Fraccaro). Le 12 miglia vanno computate a partire da Padova il cui territorio probabilmente si estendeva fino al fiume Muson, un tempo sfociante nella laguna di Venezia, che delimitava gli agri centuriati di Padova e Altino.

Da Sambruson l'antica via continuava per Porto Menai e Gambarare, poi piegava più a nord per evitare le zone paludose della laguna dove oggi si trova il polo industriale di Porto Marghera.

tavoletta 25000 Strà
Riviera del Brenta
sez. tavoletta IGM 1:25000 Dolo
Immagini Google dal satellite

Il percorso comune a tutte le teorie

Mestre

La prima stazione di posta in territorio altinate che si incontrava lungo la via Annia venendo da meridione era ad Nonum localizzabile in territorio di Mestre dove un tempo si trovava il porto di Cavergnago (ora scomparso). Qui infatti cadono le 9 miglia misurate da Altino nel cui territorio era siatuata tale stazione. La via Annia si identificava con l'antica strada Orlanda che un tempo si poteva ammirare correre sopraelevata per un buon tratto dinanzi i bastioni di forte Marghera, dove curvava verso sud, prima che l'intera zona venisse spianata per far posto agli impianti industriali di Porto Marghera.

Lungo il suo tracciato verso Altino sussitono ancora i toponimi di Tessera e di Terzo, dove un tempo erano collocati i cippi stradali rispettivamente del 5° e del 3° miglio da Altino.

tavoletta 50000 Mestre
Mestre
sez. tavoletta IGM 1:50000 Venezia
Immagini Google dal satellite

PP [PRO CONS]
[HU]MANAR[VM RERVM]
[OPT]IMO PR[INCI]PI
[DIVI] CONSTANTINO FILIO
[B]ONO R P NATO

Miliario di Terzo.
CIL V 8005

DD NN
IMP [...]
AVGG [...]
[...] IANO
[...] TINO P P
[...]
V

Miliario di Tessera.

Altino - Altinum

Gli scavi archeologici condotti in passato hanno appurato con precisione il percorso della via Annia all'interno dell'abitato romano. Essa correva perfettamente rettilinea fino a pochi metri prima d'incontrare il canale Sioncello, dove piegava ad est in direzione del fiume Sile. Qui, alcuni decenni addietro, vennero effettuati scavi sistematici, poi ricoperti per i bisogni agricoli, che misero in luce un numero enorme di sepolture ai due lati di tutto questo tracciato.

tavoletta 25000 Altino
Il centro di Altino
sez. tavoletta IGM 1:25000 Altino del 1887
tavoletta 25000 Sud Nord Est di Altino
Via Annia all'uscita NE di Altino verso il Sile
sez. tavoletta IGM 1:25000 Altino
Immagini Google dal satellite

D N IMP CAESARI
FL CONSTANTINO MAXIM
PI F VICTORI AUG
PONT MAXIMO TRI P XXIII
IMP XXII CONS VII
P P PRO CONS
HUMANARUM RERUM
OPTIMO PRINCIPI
DIVI CONSTANTI FILIO
BONO R P N

Miliario di Costantino rinvenuto in località imprecisata e attribuito ad Altino. Un miliario recante la stessa iscrizione fu trovato a Zinasco Vecchio sulla via Ticinum - Vercellae. 326 d.C.

D N FL
IOVIANO
TRIUMFATO
RI SEMPER
AUGUSTO
B R P N

Miliario del 363 d.C. trovato tra Case Bellesine e scolo Cascinelle.
La datazione è facilitata dal fatto che l'imperatore Gioviano governò per meno di otto mesi (27 giugno 363 - 17 febbraio 364).
Due altri miliari con identico testo furono trovati lungo la via Annia anche nei pressi di Aquileia.

punto di partenza della Claudia Augusta Centro di Altino romana. Il punto in cui la Claudia Augusta si diparte dall'Annia sulla base dei saggi di scavo eseguiti da A. De Bon. I sondaggi rivelano che la strada non continuava al di qua dell'Annia per cui questo è da considerare il punto di partenza della grande strada militare romana che portava al Danubio.

Percorso Altino - Concordia

Superato il fiume Sile, la strada passava per la località di Ca' Tron e piegava prima verso Marteggia poi verso il fosso Gorgazzo che accompagna la strada ancora oggi percorribile sotto forma di campestre fino a Musile di Piave. Nel 1932 lungo il canale vennero disotterrati due miliari, senza però l'indicazione delle miglia, uno dedicato a Gioviano (363-364 d.C.) l'altro ai tetrarchi Valentiniano, Teodosio e Arcadio (383-392 d.C.).

A sud di San Donà il tracciato è ben visibile fino al canale Grassaga dove si rinvennero due piloni di un ponte oltre il quale la via puntava decisamente verso nord in direzione della Livenza. Un altro ponte, simile al primo per forma e dimensioni dei manufatti superstiti, fu messo in luce a SE di Ceggia in corrispondenza del Canalat. L'immagine dall'alto evidenzia l'alveo dell'antico fiume oggi interrato. Poco lontano si rinvenne anche una colonna inscritta con l'indicazione del XX miglio, prova indiscutibile che l'agro di Altino giungeva quanto meno fino al fiume Livenza. Qui va collocata una delle due stazioni di posta che l'itinerario Burdigalense pone a 9 miglia da Concordia. Avendone omessa una, di cui purtroppo si ignora il nome mancando ogni altro soccorso di fonti epigrafiche o letterarie note, sappiamo solo che potrebbe essere la mutatio Sanos ma naturalmente non si può dire se essa fosse la prima o la seconda dopo Altino.

Qui la strada, che si identifica per buoni tratti con la statale della Venezia Giulia, piega verso est passando per Levada e proseguendo a nord di Concordia Sagittaria, colonia fondata nel 41 d.C. e con la quale comunicava per mezzo di due strade di raccordo, una verso levante, l'altra verso ponente. Da Concordia la via Annia aveva in comune con la via Postumia, probabilmente fin dall'anno della sua fondazione, il tratto finale fino ad Aquileia. Superato il fiume Lemene, dove sembra si siano rinvenuti i resti del ponte, la via toccava San Giacomo, Villanova, Vado e San Giorgio al Tagliamento.

IGM 1:25000 - Sezione loc. Bellesine
tavoletta 25000 Sud San Donà di Piave
Musile di Piave
sez. tavoletta IGM 1:25000 San Donà di Piave
IGM 1:25000 - Sezione loc. Passerella
Immagini Google dal satellite

miliario di Musile di Piave Altri miliari vennero rinvenuti in tempi più recenti a Calnova Fiorentina, a meridione di San Donà di Piave. Uno (autunno 1993) con la solita dedica a Valentiniano, Teodosio e Arcadio (383-392 d.C.), un altro in onore di Diocleziano (284-305 d.C.), un altro ancora spezzato nella parte inscritta andata dispersa.

tavoletta 100000 Pordenone, presso Ceggia
Via Annia dal Ponte Romano a Concordia
sez. tavoletta IGM 1:100000 Pordenone
Immagini Google dal satellite

D N FL IVLIO
CRISPO NOB
CAES
XX

Miliario trovato presso Ceggia con l'indicazione del XX miglio.
CIL V 8001

Percorso Concordia - Aquileia

A 9 miglia dalla città la mutatio Apicilia andrà collocata in corrispondenza del passaggio del fiume Tagliamenteo, a Latisanotta, che dista appunto 13 km da Concordia. Il percorso antico corrisponde pressapoco a quello moderno della statale che, toccati i centri di Palazzolo dello Stella, Muzzana, Lovaduzza (chiaro il riferimento di una strada sopraelevata), Zellina (qui fu trovato un miliario privo della distanza, P. Suppl. CIL V 1062), giunge diritta fino a San Giorgio di Nogaro dove, superato probabilmente a guado il fiume Corno, poco oltre, a Chiarisacco, si incontrava la mutatio ad Undecimum dell'itinerario Burdigalense che indica appunto 11 miglia da Aquileia, corrispondenti a 16 km e mezzo. Qui si rinvennero ben tre miliari (CIL V 7993, P. Suppl. CIL V 1061, 1063), senza però l'indicazione della distanza, dato peraltro superfluo essendo manifesto nel nome della stazione di posta.

Qui la strada piega a meridione puntando direttamente su Aquileia. Presso Torviscosa si rinvenne l'iscrizione che parla espressamente della via Annia labe conruptam e del suo rifacimento a porta usque ad septimum miliarem. Tale cippo corrisponde al passaggio dell'attuale roggia Zumiel dove si rinvenne l'antica massicciata. Più avanti a valicare il fiume Aussa era posto lo storico ponte Orlando, i cui resti sono ancora oggi visibili sotto il pelo dell'acqua. Qui nel 1935 si rinvenne il miliario dedicato all'imperatore Gioviano. Proseguendo ancora, in località Moruzis, venne alla luce l'altra iscrizione che parla della via Annia influentibus palustribus aquas eververatam di cui si è detto.

L'avvicinamento alla città avveniva attraverso i fondi "Ravendola" e "Marignane" costeggiando i consueti sepolcreti messi parzilmente in luce grazie a scavi condotti in passato.

Aquileia
Via Annia verso Aquileia
sez. tavoletta IGM 1:100000 Palmanova
IGM 1:25000 - Sezione Torviscosa, loc. Malisana

piantina archeologica di Aquileia antica
Piantina archeologica di Aquileia

immagine satellitare di Aquileia
Aquileia dal satellite
Immagini Google dal satellite

Qui si rinvennero i due miliari dell'imperatore Gioviano con testo uguale a quello di Bellesine-Cascinelle. Il primo nel 1935 a Terzo di Aquileia, sulla sponda sinistra del fiume Aussa, località Ponte Orlando, il secondo nel 1969 in località Seiuzze a circa 4 km da Aquileia in direzione NO. Sul primo di questi due miliari appare incisa la parola TRIUMEATORI anziché TRIMFATORI.

Il secondo fu reimpiegato sul retro per apporre la scritta dei tetrarchi successori di Gioviano:

DDD NNN
VALENTINIANO
VALENTI ET
GRATIANO
PERPETUIS PIIS
FELICIBUS SEM
PER AUGUSTIS

[IMP(eratori) CAES(ari) FLAVIO]
[CONSTANTINO MAX(imo)]
[P]IO FEL(ici) AVG(usto), [VICTORI]
AB INITIO FEL[icissimi]
IMPERII SUI HOS[TIVM]
SEDIBVS BELLIS INL[ATIS]
[R]EPORTATISQVE SVA
[VIR]TUTE ET DIVINA
[DISPOS]ITIONE VICTORIIS
[ET FL(avio) CONST]ANTINO
[ET FL(avio) CONSTANTIO]
[- - -]

E' questo un frammento di lastra marmorea rinvenuto nel 1855 in località Marignane lungo la via Annia.
CIL V 8269

Il percorso inedito individuato attraverso le nuove evidenze

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Da sviluppare

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logoGrazie Google per avere messo a disposizione di tutti le mappe satellitari.

Selezione di links sulla via Annia

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